Safety norms

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Revision as of 16:00, 18 April 2008 by GiulioFontana (Talk | contribs) (Rischi legati all'uso di robot)

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All the people working in the AIRLab must be aware of the potential risks associated to their operations. Therefore, they are required to have carefully read the content of this page, i.e. the Documento per la Valutazione dei Rischi del Laboratorio (in English, Document for the Assessment of Laboratory Risks). They also sign a document where they declare to have done so, when requesting access to the AIRLab (see Bureaucracy# HOW TO get the authorization to access the Lab).

Below is the text of the Documento per la Valutazione dei Rischi del Laboratorio. It is written in Italian for clarity to Italian readers (most of the people working in the AIRLab are): if you have difficulties and want an English translation, please refer to your Advisor or to the AIRLab people you work with.

Contents

AIRLab: Documento per la Valutazione dei Rischi del Laboratorio

La lettura e la conoscenza dei contenuti del presente documento è obbligatoria per ogni utente del Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Robotica del Politecnico di Milano (nel seguito chiamato in genere AIRLab, abbreviazione di Artificial Intelligence and Robotics Laboratory).

Scopi e destinatari di questo documento

Questo documento ha due funzioni: una principale ed una secondaria.

La sua funzione principale è quella di fornire agli utenti dell'AIRLab una guida precisa sui pericoli per la salute propria ed altrui che possono scaturire dalle attività svolte in laboratorio, e sulle precauzioni che è necessario e obbligatorio prendere per evitarli. E' estremamente importante che ogni utente dell'AIRLab (ed in particolare gli studenti) conosca bene il contenuto di questo documento, senza sottovalutarne l'importanza solo perché è lungo, contiene informazioni in parte ovvie ed ha un tono a tratti “burocratico”. Solo così, infatti, l'utente sarà in grado di svolgere le proprie attività sperimentali senza alcun rischio per sé o per gli altri.

Si ricorda che l'obbligo di conoscere questo documento ed applicare le norme di sicurezza in esso contenute è sancito dal Regolamento dell'AIRLab (reperibile alla pagina AIRLab rules), e che ogni utente dell'AIRLab si impegna per iscritto a rispettare tale Regolamento prima di accedere al Laboratorio (si veda Bureaucracy# HOW TO get the authorization to access the Lab). Di conseguenza chiunque causi danni a sé o ad altri per inosservanza di quanto indicato in questo documento sarà personalmente responsabile di essi a tutti gli effetti.

La seconda funzione di questo documento è di fungere da raccolta, presso le strutture deputate alla gestione della sicurezza del Politecnico di Milano, delle informazioni e delle procedure definite dal Responsabile per la Sicurezza dell'AIRLab al fine di rendere sicure le attività di laboratorio. Questa seconda funzione è svolta in conformità alle indicazioni del Decreto Rettorale N. 78/AG del 7/1/1999.

Premessa sulle attività di laboratorio

Il Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Robotica è, appunto, un laboratorio. Ciò significa che i dispositivi in esso contenuti (robot, circuiti elettronici, strutture meccaniche, cavi, attrezzi, strumenti e così via) possono essere apparecchiature sperimentali, prototipi, o comunque oggetti non completi o temporanei. Oppure possono essere apparecchiature commerciali parzialmente smontate (come gli onnipresenti PC “aperti”) o in qualche modo modificate. Per tali ragioni è quasi sempre possibile farsi male, e a volte molto male, maneggiando un dispositivo da laboratorio senza sapere cosa si stia facendo. Infatti la sicurezza di un tale apparato non dipende, come accade per i prodotti commerciali, dal fatto che all'utente viene impedito fisicamente di utilizzarli male: dipende invece dal fatto che l'utente sappia come tale apparato funziona, come è realizzato e quali rischi può presentare il suo utilizzo.

Ai generici pericoli che qualsiasi laboratorio contenente apparecchiature elettromeccaniche comporta per un frequentatore ignorante o disattento, l'AIRLab ne aggiunge altri, molto specifici, collegati alla presenza di robot. Perciò è necessario che ogni utilizzatore dei robot conosca tali pericoli e sappia come prevenirli.

Tutto ciò non significa che il lavoro in AIRLab sia di per sé pericoloso: non lo è. Ma lo diventa per chi lavora senza attenzione o senza essersi documentato adeguatamente, e per chi suppone che qualcun altro (chi?) abbia il compito di pensare al posto suo.

Per concludere, una precisazione sui prototipi. Nel contesto di un laboratorio, un prototipo è una qualsiasi apparecchiatura (un circuito, una struttura meccanica, un robot...) realizzata a scopo di studio o per eseguire esperimenti. Capita frequentemente che l'attività dell'AIRLab richieda la costruzione o la modifica di prototipi da parte degli utenti dell'AIRLab. Chiunque progetti, realizzi o modifichi un prototipo è tenuto ad eliminare da esso tutte le possibili cause di rischio per sé stesso e per gli altri utenti del laboratorio. Qualora alcuni elementi di rischio siano ineliminabili, è obbligatorio segnalare tali rischi con uno o più cartelli o etichette ben visibili, fisicamente applicati al prototipo stesso. Questi obblighi valgono anche se le cause di rischio erano già presenti prima che si cominciasse a lavorare sul prototipo (in altri termini: è obbligatorio intervenire anche in caso di negligenza altrui).

Le categorie ed i tipi di rischi da considerare sono elencati nei paragrafi seguenti. Si noti che non è sufficiente eliminare i pericoli diretti agli utilizzatori del prototipo (ad es. i contatti elettrici scoperti, che diventano pericolosi solo ad apparecchio alimentato), ma occorre eliminare anche quelli diretti a chi può entrare casualmente in contatto con esso (ad es. le parti metalliche pungenti o taglienti). I rischi associati ad un prototipo ed i metodi da impiegare per eliminarli possono, se necessario o in caso di dubbi, essere discussi col responsabile del proprio progetto: in ogni caso è responsabilità di chi costruisce, modifica o utilizza un prototipo eliminare o segnalare i rischi ad esso associati.

Tipi di rischio

Qui di seguito è presente un elenco delle categorie di rischio alle quali un utente dell'AIRLab può trovarsi esposto. Nel seguito il termine “dispositivo” è utilizzato nell'accezione più generica possibile (può indicare un robot, un circuito elettronico, una struttura meccanica, un cavo, un attrezzo, uno strumento...).

Nella sezione #Rischi e precauzioni associati a specifici apparati o strutture questi rischi vengono associati agli specifici dispositivi in grado di generarli e vengono date indicazioni dettagliate su come evitarli e sui Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) obbligatori.

Rischi dovuti all'ignoranza

Il dispositivo può essere pericoloso se utilizzato senza conoscerne potenzialità, limitazioni e (nel caso di un apparato sperimentale) eventuali problemi noti o particolarità non immediatamente evidenti. E' necessario leggere attentamente tutta la documentazione cartacea ed elettronica su di esso disponibile (manuali, schede tecniche, ...) prima di utilizzarlo.

Nel caso di dispositivi sperimentali in corso di sviluppo la documentazione spesso non esiste o è parziale: in questi casi è necessario consultare la sezione Projects di AIRWiki, identificare il progetto al quale l'apparecchiatura fa capo, e contattare una delle persone che di esso si occupano. Tale persona è tenuta a dedicare, a chiunque debba interagire con il dispositivo in sviluppo, tutto il tempo necessario per fornire approfondite spiegazioni e chiarire eventuali dubbi. In attesa di tali spiegazioni, non toccare il dispositivo. In caso di dubbi, contattare il Docente responsabile del proprio progetto.

La documentazione cartacea di base relativa ai dispositivi presenti in AIRLab è raccolta nella sede di Lambrate (si veda anche, nel seguito, il paragrafo dedicato alla documentazione).

Rischi meccanici

Il dispositivo può presentare spigoli vivi, elementi sporgenti o parti taglienti o pungenti o abrasive che possono ferire. Inoltre possono essere presenti organi in grado di schiacciare parti del corpo.

Il dispositivo può comprendere organi mobili nei quali possono impigliarsi parti del corpo (tipicamente i capelli) o dell'abbigliamento.

Il dispositivo, o parti di esso, possono essere instabili. Perciò è possibile che essi si ribaltino e cadano addosso a qualcuno. Questo rischio può eventualmente presentarsi solo in particolari configurazioni di utilizzo (ad es. con i contenitori delle batterie estratti).

Il dispositivo può presentare parti mobili che, durante il funzionamento, possono colpire e ferire qualcuno. Possono anche essere presenti organi soggetti a staccarsi dal dispositivo durante il funzionamento ed essere proiettati lontano, col rischio di urtare qualcuno.

Il dispositivo, o parti di esso, possono essere troppo pesanti per poter essere trasportati senza danni da una sola persona (si veda anche #Oggetti pesanti).

Il dispositivo o parti di esso possono, durante il funzionamento o il trasporto, cadere addosso a qualcuno e ferirlo.

Rischi elettrici

Il rischio di avere effetti nocivi o letali dal contatto con parti in tensione dipende dalla corrente in transito ed è legato ad una quantità di fattori (quali parti del corpo fanno contatto, umidità e sudorazione, area di contatto, sensibilità individuale, ...) difficilmente quantificabili. E' possibile però dare alcune regole generali:

  • mai esporsi a tensioni superiori ai 12V senza protezioni isolanti (guanti);
  • mai toccare apparecchi elettrici con le mani bagnate o umide (incluso il caso di mani sudate!);
  • le tensioni alternate (sinusoidali, pulsate, ...) sono più pericolose di quelle continue;
  • le sorgenti in grado di erogare alte correnti (ad es. batterie, rete elettrica a 230V, ...) sono particolarmente pericolose;
  • alcuni dispositivi elettrici (condensatori, batterie, ...) sono pericolosi anche in assenza di qualsiasi alimentazione esterna;
  • mai toccare a mani nude una persona che sta subendo una scossa elettrica: per allontanarla dalla sorgente della scossa usare oggetti in materiale isolante (plastica, legno, cartone, ...).

Il dispositivo può presentare contatti elettrici scoperti. Toccare tali contatti può essere molto pericoloso. Qualora questa situazione venga rilevata, essa va immediatamente segnalata al Responsabile per la Sicurezza del laboratorio (si veda il paragrafo “Procedure in caso di emergenza”).

Per molti dispositivi, quali i robot, il telaio metallico viene utilizzato come riferimento elettrico (massa). In tal caso toccare contemporaneamente il telaio ed un qualsiasi punto del dispositivo che non sia elettricamente a massa può provocare una scossa elettrica.

Rischi legati al rumore

L'esposizione a suoni e rumori, sia udibili (ovvero compresi nella banda convenzionale 20Hz-20kHz) sia inudibili (cioè esterni a tale banda) può avere effetti nocivi. Tali effetti dipendono dall'intensità e dalla distribuzione spettrale dei rumori stessi, ed in una certa misura dalla sensibilità individuale. I possibili effetti comprendono disagio di vario tipo (che può non avere causa evidente nel caso sia dovuto a suoni inudibili), dolore, diminuzioni o perdite dell'udito temporanee o permanenti.

Per evitare danni è necessario, in tutti i casi nei quali viene prodotto rumore intenso ed in particolare se i presenti avvertono fastidio o dolore alle orecchie, che tutte le persone interessate dal fenomeno indossino opportune protezioni (cuffie antirumore).

Il dispositivo può emettere, durante il funzionamento, suoni o rumori sufficientemente intensi da essere rischiosi per tutti i presenti (inclusi coloro che non sono direttamente coinvolti nelle attività rumorose).

Rischi termici

Durante il funzionamento, il dispositivo o alcune sue parti possono scaldarsi fino a rendere pericoloso il contatto con parti del corpo.

Il contatto di parti calde del dispositivo con oggetti o materiali infiammabili (inclusi gli indumenti) può provocare incendi.

Rischi legati a radiazione laser

Alcuni dispositivi (ad esempio i sensori di distanza, molto usati in robotica) comprendono emettitori di luce laser, visibile o meno. La radiazione emessa può danneggiare gli esseri umani; in particolare risultano particolarmente delicati gli organi della vista.

Rischi chimici

Il dispositivo può emettere, in condizioni normali di utilizzo (funzionamento, ricarica, ...) sostanze nocive per contatto o per inalazione, ad esempio perché velenose o corrosive. Il dispositivo può contenere sostanze nocive che possono riversarsi all'esterno se non si osservano opportune precauzioni.

Il dispositivo può emettere sostanze nocive in condizioni di malfunzionamento (surriscaldamento, corto circuito, sovracarica o scaricamento eccessivo delle batterie, ...). Il laboratorio non è attrezzato per l'utilizzo e lo smaltimento di acidi e sostanze chimiche speciali, pertanto il loro uso non è permesso. Per quanto riguarda lo smaltimento dei prodotti chimici si veda il paragrafo “Procedure di eliminazione dei rifiuti speciali”.

Rischi legati all'uso di robot

Un robot è a tutti gli effetti un apparato meccanico, ed in genere elettromeccanico. Dunque esso è in grado di generare tutti i tipi di rischio elencati in #Rischi meccanici e #Rischi elettrici. In aggiunta ad essi, i robot introducono alcuni tipi di rischio particolari, elencati qui di seguito.

Un robot può, a causa di errori nel software, comportarsi in modo completamente diverso da quanto previsto (ad esempio partire in una data direzione con la massima accelerazione) o addirittura anomalo (ad esempio manovrare un proprio organo in modo da causarne la rottura con espulsione di frammenti), mettendo a rischio tutti coloro che si trovano nella zona circostante.

Un robot può, durante il movimento autonomo, travolgere qualcuno.

Un robot può muoversi improvvisamente e ferire qualcuno. Ciò può avvenire anche molto tempo dopo l'invio dell'ultimo comando di movimento, nel caso in cui sia in atto qualche meccanismo di ritardo (struttura o errori del software, guasto hardware, risposta ad eventi esterni, ...). Per tale ragione occorre che ogni robot acceso e non strettamente sorvegliato sia in condizione di blocco (in genere raggiunta azionando appositi interruttori di emergenza).

Rischi legati all'ergonomia

L'utilizzo prolungato di calcolatori può causare danni alla vista o all'apparato muscolare e scheletrico, qualora non vengano osservate opportune precauzioni (descritte in dettaglio nella sezione “Rischi e precauzioni associati a specifici apparati o strutture”).

In qualsiasi lavoro (specie se meccanico) una postazione di lavoro mal organizzata moltiplica i rischi. Una postazione è ben organizzata se esiste uno spazio di lavoro (libero da qualsiasi materiale) sufficiente, si ha buona visibilità, sedia e tavolo sono regolati correttamente (specie in altezza) e tutti gli attrezzi necessari sono a portata di mano.

Rischi legati alle informazioni ricavate da Internet

Ormai da Internet è possibile ricavare informazioni ed istruzioni relative a quasi tutti gli ambiti tecnici. Spesso queste informazioni sono accurate, ma non sempre; ed a volte sono pericolosamente inaccurate. Dunque occorre sempre valutare criticamente quanto ottenuto via Internet, e non dare mai per scontato che una formattazione o un tono “professionali” implichino anche accuratezza di contenuti. In particolare non bisogna affidare mai la sicurezza propria ed altrui a dati o istruzioni ricavati da Internet e non ccontrollati in altro modo.

Dove trovare manuali e documentazione

Nei locali della sede di Milano-Lambrate dell'AIRLab si trova una raccolta di tutti i manuali ed i documenti scritti riguardanti le apparecchiature ed i sistemi installati o comunque disponibili nelle varie sedi dell'AIRLab. In caso si constati la mancanza di documentazione su un particolare apparato, segnalare la cosa al più presto al responsabile del proprio progetto. Per quanto riguarda particolari sistemi o dispositivi sperimentali, la documentazione relativa potrebbe consistere in tutto o in parte in una o più tesi, tesine o elaborati di laurea degli studenti che hanno lavorato al progetto. In tal caso occorre contattare il responsabile del proprio progetto per ottenere copia della documentazione in questione.

Nel caso di dispositivi sperimentali in corso di sviluppo la documentazione spesso non esiste o è parziale: in questi casi esiste sempre una persona (docente, tesista, ...) che sta occupandosi del progetto. Questa persona (o gruppo di persone) è tenuta a dedicare, a chiunque debba interagire con il dispositivo in sviluppo, tutto il tempo necessario per fornire approfondite spiegazioni e chiarire eventuali dubbi. In attesa di tali spiegazioni, non toccare il dispositivo. Se si constata una mancanza della necessaria collaborazione da parte dei responsabili di un apparato sperimentale che si ha necessità di usare, segnalare la cosa al responsabile del proprio progetto o, in ultima istanza, al Responsabile per la Sicurezza del laboratorio (si veda il paragrafo “Procedure in caso di emergenza”).

Prima di utilizzare qualsiasi apparato o dispositivo presente in AIRLab è obbligatorio reperire ed esaminare attentamente tutta la documentazione ad esso relativa, con particolare attenzione alle sezioni relative agli eventuali rischi ed alle procedure di sicurezza. Ciò vale anche nel caso in cui la documentazione sia disponibile solo nella forma di colloquio con le persone responsabili di un apparato sperimentale.

Rischi e precauzioni associati a specifici apparati o strutture

Qui di seguito vengono presi in esame tutti i tipi di apparecchiature presenti in AIRLab e che possono dar luogo a rischi. Per ciascuno di tali tipi vengono messi in evidenza gli specifici rischi e le precauzioni richieste per evitarli, incluso l'utilizzo di eventuali Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). L'uso di tali precauzioni è obbligatorio.

Qualora durante il lavoro in AIRLab si rilevi una qualsiasi condizione di rischio non considerata in questo documento, oppure per la quale si ritiene che non siano stati presi sufficienti provvedimenti preventivi, è obbligatorio segnalarla immediatamente al Responsabile per la Sicurezza del laboratorio (si veda il paragrafo “Procedure in caso di emergenza”). Ogni segnalazione di questo tipo è importante e sarà molto apprezzata.

Rete di alimentazione elettrica

La rete di alimentazione del laboratorio non differisce da quella di una normale abitazione, e dunque il suo uso richiede le stesse precauzioni per evitare i pericoli di folgorazione. In particolare occorre:

  • evitare assolutamente di toccare parti sotto tensione, anche se non appartenenti alla rete stessa ma ad apparecchiature ad essa collegate (ad esempio tramite il cavo di alimentazione);
  • evitare di modificare, smontare o comunque manomettere elementi della rete (prese di corrente, canaline, cavi, ...). Qualora si notino anomalie di qualsiasi tipo (coperchi mancanti, prese rientranti, ...) avvertire subito il responsabile del proprio progetto;
  • non utilizzare cavi di alimentazione o di prolunga danneggiati;
  • non costruire o modificare cavi di alimentazione;
  • non scollegare mai un cavo di alimentazione da una presa tirando il cavo stesso: operare direttamente sulla spina;
  • non utilizzare cavi privi del terminale di terra (cioè cavi a 2 conduttori) per alimentare apparati che non lo prevedano esplicitamente;
  • utilizzare solo cavi di alimentazione e di prolunga di sezione adeguata alla potenza degli apparati da alimentare. Si può considerare adeguata una sezione di 1mm^2 (per ciascuno dei 3 conduttori del cavo) per kW di potenza assorbita.

L'impianto elettrico di ogni sede dell'AIRLab comprende un interruttore differenziale (il cosiddetto “salvavita”) a protezione degli utilizzatori che dovessero avere un contatto diretto con l'impianto a 230V. Tuttavia non è detto che tale interruttore sia in grado di proteggere anche chi tocca un contatto elettrico interno ad un dispositivo collegato alla rete 230V.

Tavoli, sedie, banconi

Per ridurre i rischi legati allo svolgimento di un lavoro manuale, specie se critico o delicato (ad esempio una saldatura), è importante organizzare con cura la postazione di lavoro. Perdete qualche secondo ad organizzare la vostra postazione di lavoro. Mettetevi in un punto che offra buona visibilità e liberate uno spazio sufficiente sul piano di lavoro. Procuratevi tutti gli attrezzi necessari e disponeteli a portata di mano. Se un attrezzo manca in un momento critico non usatene al suo posto un altro, inadatto ma disponibile: ciò porta quasi sempre a rischi per l'utilizzatore, danni all'attrezzo e ad un lavoro mal fatto. Infine regolate la sedia all'altezza più comoda e procedete col lavoro. In questo modo ridurrete al minimo i rischi collegati all'operazione da compiere.

Scoprire che l'attrezzo o lo strumento che siete andati a prendere è “scomparso” (cioé: qualcuno l'ha lasciato in giro) è molto spiacevole, e perquisire ogni angolo del laboratorio per trovarlo è frustrante e genera sentimenti spiacevoli. La soluzione: cominciate voi stessi a riporre tutto il materiale utilizzato dopo l'uso. Se terminate qualche materiale di consumo comunicatelo subito al responsabile del vostro progetto, in modo che possa essere ripristinato.

Oggetti pesanti

Il massimo carico trasportabile senza rischio di lesioni muscolari varia da persona a persona e dipende dalla forma e dai punti di presa del carico, ma in generale lo spostamento di carichi di peso superiore a 30kg richiede sempre due persone. Dunque per trasportare un carico di peso P (misurato in kg peso) occorrono almeno P/30kg persone. La soglia appena individuata (30kg) va ridotta opportunamente nel caso in cui il carico da spostare non presenti buoni punti di presa o sia particolarmente grande, oppure quando la persona o le persone incaricate del trasporto siano poco allenate al trasporto di pesi.

Mai cercare di spostare da soli un carico troppo pesante: occorre invece chiedere aiuto ad uno o più degli altri utenti del laboratorio. Se al momento non esistono persone disponibili, attendere fino a che siano presenti.

Durante lo spostamento di oggetti pesanti, specie se effettuato da più persone, fare attenzione a non appoggiarli o farli cadere sui piedi di qualcuno.

Personal Computer e videoterminali (VDT)

In laboratorio il personal computer (o, nella terminologia antinfortunistica, VDT o videoterminale) è l'apparecchio più utilizzato in assoluto. Pertanto i rischi collegati al suo uso, sebbene meno acuti di quelli connessi ad altri apparati, non vanno sottovalutati.

Contrariamente a quanto si pensi il principale rischio derivante dall’uso del videoterminale non è l’emissione di radiazioni (che in condizioni normali è trascurabile) ma il rischio per la vista e l’apparato muscolo scheletrico. I problemi alla vista sono in genere causati da riflessi sullo schermo, da sfarfallio dell’immagine e da contrasti inadeguati. I problemi dell’apparato muscolo-scheletrico sono invece legati ad una cattiva postura, all’utilizzo di componenti della postazione di lavoro inadatti (sedia, piano di lavoro), ad una cattiva organizzazione della postazione (posizionamento monitor, tastiera, leggii) o a cattive abitudini di lavoro (posture abituali incongrue).

Per evitare l’affaticamento visivo occorre:

  • posizionare correttamente il monitor rispetto alle fonti luminose, in modo da evitare riflessi;
  • regolare luminosità e contrasto dello schermo in modo da rendere nitida l’immagine ed evitare eccessivi contrasti tra sfondo del monitor e sfondo del locale;
  • scegliere una modalità di visualizzazione caratterizzata da frequenza di refresh sufficientemente alta (almeno 70Hz);
  • in caso di stanchezza visiva eseguire degli esercizi di rilassamento degli occhi (es. seguire con lo sguardo il perimetro del soffitto, distogliere l'attenzione da oggetti vicini e guardare verso oggetti lontani, socchiudere le palpebre per alcuni minuti escludendo gli occhi dalle fonti di luce).

Per evitare disturbi all’apparato muscolo-scheletrico occorre:

  • regolare correttamente l'altezza della sedia rispetto al tavolo, in modo che gli avambracci risultino all'incirca orizzontali durante la digitazione su tastiera (non a caso le sedie sono regolabili...);
  • mantenere posture corrette (sedersi con la schiena dritta, appoggiare i polsi al piano di lavoro quando non si sta digitando);
  • posizionare la tastiera in modo da poggiare la parte terminale dell’avambraccio sul piano di lavoro, o sui braccioli della seduta, durante la digitazione;

in caso di affaticamento cambiare posizione o eseguire esercizi di rilassamento.

In ogni caso, per chi opera in modo continuativo al videoterminale è prescritto di effettuare pause di quindici minuti ogni due ore di lavoro, dedicandosi ad altra attività ed evitando soprattutto di rimanere seduti.

Trapano a colonna

Un pezzo in fase di foratura può essere proiettato con forza lontano dal trapano se non è ben assicurato. Utilizzare sempre il morsetto fissato alla base del trapano per fissare i pezzi da forare.

Non tenere mai fermo con la mano un pezzo da forare: è molto facile ferirsi.

Non utilizzare mai il trapano senza aver abbassato la protezione in plastica trasparente che si trova intorno alla punta.

Quando esiste la minima possibilità che vengano prodotti trucioli o schegge, o nel dubbio che ciò sia possibile, indossare gli occhiali protettivi.

Se la foratura di un pezzo produce un rumore anche minimamente fastidioso indossare le apposite cuffie antirumore, per evitare possibili danni all'udito. Se sono presenti altre persone nei pressi del trapano, allontanarle o fare indossare anche a loro le cuffie prima di riprendere a lavorare. Non proseguire il lavoro se anche indossando le cuffie il rumore resta fastidioso.

Per minimizzare rumore e rischi nella realizzazione di un foro di grande diametro (per esempio maggiore di 5mm), iniziare con una foratura di piccolo diametro (ad es. 3mm) ed allargarla di 1mm alla volta montando in successione più punte con diametri scalati di 1mm.

E' possibile che durante la foratura di un pezzo la punta del trapano si spezzi o si pieghi. Una punta rotta o piegata costituisce un grave pericolo perché può dare luogo a gravi anomalie di funzionamento del trapano (ad esempio potrebbero essere scagliati pezzi in tutte le direzioni). In caso di rottura o piegatura di una punta interrompere immediatamente l'operazione, smontare e buttare la punta (o tutti i suoi pezzi) e comunicare la cosa al responsabile del proprio progetto.

Non usare punte che non appaiano in perfette condizioni (in particolare le punte devono essere perfettamente diritte). Se ci si imbatte in una punta non perfetta, metterla da parte dove gli altri utenti dell'AIRLab non possano trovarla e contattare il responsabile del proprio progetto.

Prestare attenzione al tipo di punta usato. Esistono quattro tipi principali di punte: da metallo (quelle normalmente usate in AIRLab), da legno, da muro e abrasive; ciascuno di essi è idoneo solo per una categoria ben precisa di materiali. Non usare mai punte della categoria sbagliata; nel dubbio chiedere al responsabile del proprio progetto.

Mola

Durante l'uso della mola è sempre obbligatorio usare sia gli appositi guanti di protezione pesanti sia gli occhiali protettivi.

Durante la molatura possono prodursi scintille, che possono incendiare eventuali materiali infiammabili. Perciò prima di usare la mola occorre eliminare dal banco di lavoro qualsiasi materiale infiammabile (carta, stracci, prodotti chimici, ...).E' molto facile, durante le operazioni di molatura, che vengano proiettati frammenti di materiale. Le apposite protezioni montate sulla mola stessa (schermi paraschegge, che non vanno mai spostati o, peggio, smontati) servono ad impedirlo, ma potrebbero non essere del tutto efficaci. Perciò è necessario allontanare dalle vicinanze della mola ogni persona non dotata di occhiali protettivi.

Se un oggetto qualsiasi dovesse incastrarsi tra il cilindro rotante e la piastra orizzontale che si trova davanti ad esso (poggiapezzi) fermare immediatamente la mola, scollegarla dalla rete elettrica a 230V e disincastrare con cura l'oggetto senza ricollegare o riaccendere la mola.

Verificare che il bordo del poggiapezzi non disti dal cilindro rotante più di 2mm. Ciò è necessario per minimizzare il rischio che il pezzo in lavorazione possa incunearsi tra di essi, incastrandosi. Se si rileva che la distanza effettiva è maggiore interrompere immediatamente la lavorazione, segnalare la cosa al responsabile del proprio progetto e fissare alla mola un cartello con la scritta “NON USARE - IN ATTESA DI MANUTENZIONE”.

Attrezzi meccanici semplici (pinze, cacciaviti, martelli, chiavi, ...)

Tutti gli attrezzi meccanici semplici sono pericolosi se maneggiati senza cautela o in modo inesperto. Il pericolo è accentuato dal fatto che per qualche ignoto motivo psicologico chiunque sappia a che cosa serve uno di tali attrezzi (per esempio un cacciavite) suppone in genere di essere anche un esperto nel maneggiarlo, o comunque ritiene necessario fare finta di esserlo.

Se avete il minimo dubbio, chiedere aiuto o consigli sul modo per svolgere un lavoro meccanico usando gli attrezzi non è motivo di vergogna. Rivolgersi per un motivo del genere al responsabile del proprio progetto (o anche agli altri utenti dell'AIRLab, se realmente più esperti) dimostra solo saggezza.

Usare gli attrezzi senza rischi è anche questione di esperienza. Le prime volte che svolgete un dato lavoro, fatelo con calma e attenzione. La velocità verrà poi. Ricordare che non è necessario che un dispositivo sia motorizzato, elettrico o complicato perché sia pericoloso.

Non tenere mai fermo con le mani l'oggetto sul quale state lavorando con un attrezzo: in questo modo è possibile ferirsi gravemente se l'attrezzo “scappa di mano”. Se è disponibile nel locale in cui si sta lavorando, utilizzare sempre la morsa; altrimenti usare una pinza o altro attrezzo simile, in modo da tenere le mani (ed ogni altra parte del corpo) fuori dalla zona di lavoro.

Mai usare un attrezzo per uno scopo diverso da quello previsto (esempi classici: usare un cacciavite come scalpello o punteruolo, un seghetto come sega da legno, una pinza come chiave inglese, qualsiasi attrezzo pesante come martello...). A volte gli attrezzi si rompono. Spesso per cattivo uso, ma non sempre. Prevedere i possibili rischi dovuti a rotture (esempio: lama del seghetto che si spezza e parte verso il viso di chi sta lavorando).

Se esiste il rischio di schiacciarsi, tagliarsi o comunque ferirsi le mani usare i guanti protettivi pesanti.

Se esiste il rischio di produrre trucioli o altri frammenti che possono ferire gli occhi usare gli occhiali protettivi.

Se trovate un attrezzo rotto, mettetelo da parte dove non possa essere trovato dagli altri utenti dell'AIRLab (la vostra borsa?) ed avvertite il responsabile del vostro progetto di ricerca.

Saldatori

Anche i laureandi (o laureati) in ingegneria elettronica possono essere inesperti nell'uso del saldatore senza che ciò costituisca motivo di vergogna. La saldatura è una tecnica molto utile ma che richiede esperienza: prendetevi il tempo e l'esercizio necessario per padroneggiarla facendo qualche prova su oggetti “sacrificabili”. Su Internet si trovano parecchie guide alla saldatura: due esempi (in inglese) sono reperibili agli indirizzi http://www.epemag.wimborne.co.uk/solderfaq.htm e http://www.kpsec.freeuk.com/solder.htm.

Il cosiddetto “stagno per saldatura” contiene quantità notevoli di piombo, un metallo tossico. Dopo aver eseguito una saldatura lavarsi le mani per eliminare le tracce di piombo. La saldatura a stagno genera fumi nocivi, e va quindi effettuata avendo cura di non inalare i fumi. Dopo una saldatura è sempre necessario arieggiare il locale. Qualora il lavoro di saldatura duri più di 3 minuti è necessario eseguirlo con le finestre del locale aperte. La punta di un saldatore da elettronica si riscalda fino a circa 400°C, e dunque può provocare gravi ustioni.

Non appoggiare il saldatore da nessuna parte che non sia la sua base. Tale base è strutturata in modo da evitare contatti accidentali con la punta calda del saldatore. Non lasciare mai incustodito un saldatore caldo: gli altri utenti dell'AIRLab non sono tenuti a sapere che lo è e dunque potrebbero essere esposti a scottature e incendi. Non allontanarsi dal saldatore prima che esso si sia raffreddato (il che richiede qualche minuto dopo lo spegnimento).

Lo stagno, a contatto con la punta di un saldatore troppo caldo, può formare piccole gocce di metallo fuso che possono schizzare sulla pelle. Se si formano tali gocce raffreddare leggermente il saldatore (ad esempio spegnendolo per breve tempo).

La saldatura è il tipico lavoro che richiede... tre mani. Una che tiene il saldatore, una che tiene lo stagno, e la terza che tiene il pezzo da saldare (ammesso che la struttura al quale questo va saldata sia fissa, altrimenti occorrono quattro mani). Cercare di svolgere il lavoro con due sole mani aumenta vertiginosamente il rischio di ustioni e danni. La soluzione è utilizzare la cosiddetta terza mano, un piccolo attrezzo dotato di una base pesante e di un paio di pinze regolabili (disponibile in AIRLab) per tenere ferme le parti da saldare; in questo modo le mani di chi salda restano libere per tenere saldatore e stagno.

Multimetri (tester) ed oscilloscopi

Collegando le sonde di uno strumento per le misure elettriche (quale un multimetro o un oscilloscopio) ad un circuito si rende lo strumento parte integrante del circuito. Dunque prima di procedere occorre fare un'attenta analisi elettrica di ciò che si sta per fare. In che modo il collegamento dello strumento influenzerà il circuito? Il circuito continuerà a lavorare entro le specifiche di progetto? Lo strumento rischia di essere sottoposto a tensioni o correnti eccessive rispetto a quelle sopportabili? In caso di dubbio contattare il responsabile del proprio progetto prima di effettuare il collegamento.

Durante l'applicazione delle sonde al circuito sotto esame, fare attenzione a non toccare con le mani nessuna parte elettrica (incluse le parti metalliche delle sonde stesse). Fare attenzione a non mettere in contatto tra loro parti diverse del circuito sotto esame, attraverso il contatto accidentale dei cavi o delle sonde dello strumento tra di loro o con oggetti metallici. Ciò può provocare scintille, esplosione di componenti, incendi...

Prestare particolare attenzione se si sta analizzando un circuito nel quale circolano correnti o tensioni pericolose (esempio: appearecchiatura connessa alla rete elettrica a 230V). Non lasciate mai incustodito uno strumento di misura collegato ad un circuito: qualcuno potrebbe toccare le sonde o lo strumento (ad esempio per prenderlo, senza essersi accorto che è in uso) e ricevere una scossa elettrica.

Alimentatori

Un alimentatore è un dispositivo in grado di generare, tra una coppia di morsetti di uscita, una tensione continua di valore prefissato (ad esempio determinato dalla posizione di una manopola). A seconda della qualità dell'alimentatore tale tensione è più o meno indipendente dalla corrente assorbita dal carico che sia eventualmente collegato ai morsetti d'uscita; in ogni caso un alimentatore deve essere capace di erogare una corrente rilevante (tipicamente dell'ordine di qualche Ampére). Quale sia la corrente effettivamente erogata dall'alimentatore è determinato dal carico; la corrente massima erogabile fa invece parte delle specifiche dell'alimentatore (ed è eventualmente soggetta all'effetto di un limitatore regolabile, se l'alimentatore usato lo prevede). Un alimentatore può o meno possedere protezioni per evitare situazioni di eccessiva richiesta di corrente (compreso il caso limite di corto circuito tra i morsetti, che se l'alimentatore fosse un generatore ideale di tensione porterebbe ad una corrente d'uscita infinita).

Non toccare mai a mani nude i terminali d'uscita di un alimentatore, per evitare scosse elettriche.

Non collegare mai un alimentatore ad un circuito del quale non si conoscono esattamente topologia e funzioni. Il collegamento errato di un alimentatore ad un circuito può causare scintille, incendi e/o rotture di componenti, con potenziale fuoriuscita di sostanze tossiche. Il collegamento può essere errato o perché fatto in punti sbagliati del circuito oppure perché fatto nei punti giusti ma con tensione di uscita dell'alimentatore troppo alta.

Non collegare mai un alimentatore ad un carico che richiede una corrente superiore a quella massima erogabile dall'alimentatore, anche se quest'ultimo è dotato di protezioni da sovracorrente in uscita; in particolare non mettere mai in contatto tra di loro i terminali d'uscita di un alimentatore (corto circuito). Queste situazioni possono provocare surriscaldamenti, scintille o incendi. Notare che il corto circuito si verifica anche se i terminali sono collegati a parti di un circuito differenti ma elettricamente collegate tra loro, o a causa di contatto accidentale dei cavi collegati all'alimentatore tra loro o con oggetti metallici.

Non delegare la prevenzione dei corti circuiti alle protezioni interne all'alimentatore (se esistono, e se funzionano correttamente nelle condizioni presenti).

Non collegare mai due alimentatori diversi tra loro o ad uno stesso circuito: i rischi sono gli stessi che si verificano con i corti circuiti, con l'aggravante che non è detto che le eventuali protezioni da corto circuito degli alimentatori intervengano in queste condizioni. Per ragioni analoghe occorre grande attenzione nel collegare ad uno stesso circuito un alimentatore ed un generatore di segnale (si veda il paragrafo successivo).

Regolare la tensione di uscita dell'alimentatore prima di collegarlo al circuito da alimentare; regolarla a connessione avvenuta porta al rischio di superare i valori corretti (il caso classico della “manopola dura” che si muove di scatto...).

Trasformatori elettrici

Un trasformatore elettrico è un dispositivo elettromagnetico senza parti mobili utilizzato per modificare la tensione di un segnale elettrico. In genere un trasformatore presenta un avvolgimento primario (in genere detto semplicemente “primario”) ed uno o più avvolgimenti secondari (detti “secondari”). Il primario ed i secondari sono accessibili all'esterno tramite coppie di morsetti. Al primario si collega un generatore di tensione, a ciascun secondario un utilizzatore: un parametro detto rapporto di trasformazione indica il rapporto tra le tensioni ai capi del primario e di uno dei secondari, e può essere sia maggiore che minore di 1. L'accoppiamento tra primario e secondario di un trasformatore è magnetico, ed i due avvolgimenti sono elettricamente isolati tra loro: perciò a volte i trasformatori sono utilizzati proprio per questa loro proprietà (si parla in tal caso di “trasformatori di isolamento”).

Non è possibile distinguere “ad occhio” il primario dal secondario di un trasformatore, oppure determinare il rapporto di trasformazione. Nel caso in cui questi dati non siano stampati sul dispositivo procedere con cautela a fare un test con un generatore di segnale (non in corrente continua: a frequenza 0 un trasformatore non funziona!) ed un tester. Non fidarsi di eventuali etichette scritte a mano.

Un trasformatore può elevare una tensione innocua fino a renderla pericolosa, o innalzare una tensione già pericolosa fino a renderla sicuramente letale. In particolare occorre stare molto attenti quando si sta utilizzando un trasformatore collegato alla rete elettrica a 230V.

Ricordare (in caso di dubbi consultare un testo di elettrotecnica) che anche la corrente in transito da un trasformatore subisce l'effetto del rapporto di trasformazione. In particolare ad una diminuzione di tensione corrisponde un aumento della corrente: dunque occorre sempre assicurarsi che la sezione dei cavi collegati al secondario del trasformatore sia sufficiente, e non è detto che la sezione richiesta sia la stessa dei cavi collegati al primario.

Non superare i limiti di tensione e corrente ammissibili dal trasformatore. Se tali limiti non sono chiaramente indicati sul trasformatore stesso, mantenersi su livelli molto prudenziali.

Generatori di segnali elettrici

Un generatore di segnali è un dispositivo in grado di generare, tra una coppia di morsetti di uscita, una tensione o una corrente avente andamento nel tempo prefissato. Un generatore può o meno possedere protezioni per evitare situazioni di eccessiva richiesta di corrente (compreso il caso limite di corto circuito tra i morsetti). Le raccomandazioni sui rischi da evitare sono molto simili a quelle relative agli alimentatori: perciò rimandiamo al paragrafo precedente, con l'accortezza di leggere “generatore di segnale” ogni volta che nel testo compare la parola “alimentatore”.

In effetti un alimentatore è, a tutti gli effetti, un generatore di tensione costante; mentre un generatore di segnali è un dispositivo che in genere presenta una vasta gamma di possibili forme d'onda in uscita, a scapito della corrente massima erogabile che è tipicamente molto minore di quella di un alimentatore.

Non toccare mai a mani nude i terminali d'uscita di un generatore di segnali, per evitare scosse elettriche.

Non collegare mai un generatore di segnale ad un circuito del quale non si conoscono esattamente topologia e funzioni. Il collegamento errato di un generatore ad un circuito può causare scintille, incendi e/o rotture di componenti, con potenziale fuoriuscita di sostanze tossiche. Il collegamento può essere errato o perché fatto in punti sbagliati del circuito oppure perché fatto nei punti giusti ma con tensione di uscita del generatore troppo alta.

Non collegare mai un generatore di segnale ad un carico che richiede una corrente superiore a quella massima erogabile dal generatore, anche se quest'ultimo è dotato di protezioni da sovracorrente in uscita; in particolare non mettere mai in contatto tra di loro i terminali d'uscita di un alimentatore (corto circuito). Queste situazioni possono provocare surriscaldamenti, scintille o incendi. Notare che il corto circuito si verifica anche se i terminali sono collegati a parti di un circuito differenti ma elettricamente collegate tra loro, o a causa di contatto accidentale dei cavi collegati all'alimentatore tra loro o con oggetti metallici.

Non delegare la prevenzione dei corti circuiti alle protezioni interne all'alimentatore (se esistono, e se funzionano correttamente nelle condizioni presenti).

Non collegare mai due alimentatori diversi tra loro o ad uno stesso circuito: i rischi sono gli stessi che si verificano con i corti circuiti, con l'aggravante che non è detto che le eventuali protezioni da corto circuito degli alimentatori intervengano in queste condizioni. Regolare la tensione di uscita dell'alimentatore prima di collegarlo al circuito da alimentare; regolarla a connessione avvenuta porta al rischio di superare i valori corretti (il caso classico della “manopola dura” che si muove di scatto...).

Batterie e dispositivi che comprendono batterie

Le batterie vanno ricaricate solamente con alimentatori e cavi idonei, opportunamente segnalati dal responsabile dell'apparecchiatura che alimentano. In particolare si ricorda che il processo di carica delle batterie può provocare surriscaldamento di tuttti gli elementi coinvolti, cavi compresi, che vanno quindi tenuti lontani da eventuali materiali infiammabili (ad esempio legno e carta).

Ogni batteria ha bisogno di uno specifico processo di carica (tempi, tensioni, correnti, ...), i cui parametri non sono in genere adatti ad altre batterie, anche con la stessa tecnologia di base (Pb, Ni-Cd, Ni-MH, ...). Dunque in genere non è possibile usare il caricabatteria di una data batteria con un'altra batteria, per quanto “simile” essa sembri alla prima.

Nei dispositivi alimentati a batterie le batterie e gli elementi ad esse direttamente collegati sono sempre sotto tensione, anche quando tutti gli interruttori di alimentazione dell'apparecchio sono aperti. Tali elementi vanno toccati solo con protezioni isolanti (guanti) o con attrezzi isolati.

Qualunque batteria, se cortocircuitata (ad esempio toccando entrambi i terminali con un oggetto metallico), può esplodere e/o disperdere sostanze tossiche, emettere fumi velenosi e provocare incendi. Tali fenomeni possono verificarsi anche molto dopo il cortocircuito (per esempio di notte), e risultare così ancora più pericolosi.

Le batterie al piombo (come quelle per uso automobilistico) contengono acido solforico, un liquido altamente corrosivo. Per evitare gravi lesioni non bisogna mai toccare con le mani il liquido contenuto nelle batterie, ed occorre indossare guanti protettivi prima di ogni operazione che richieda di aprire le celle delle batterie o spostare le batterie (chiedere istruzioni al responsabile del proprio progetto prima di intraprendere questo tipo di operazioni). In caso di contatto del liquido con la pelle o con gli occhi, sciacquare subito e abbondantemente e contattare un medico.

Non aprire mai le celle di una batteria durante la fase di carica della batteria o poco dopo la fine di essa: il gas che può prodursi all'interno delle celle durante la carica può, fuoriuscendo, schizzare intorno il liquido contenuto nella batteria.

Dispositivi sperimentali

Per sua natura l'AIRLab contiene dispositivi sperimentali, ovvero in fase di progettazione e/o di test e le cui caratteristiche non sono documentate affatto o lo sono solo parzialmente. Tali dispositivi possono appartenere a diverse categorie: elettrici, elettronici, meccanici, elettromeccanici, ... . In ogni caso un dispositivo sperimentale è per sua natura particolarmente pericoloso. Esiste sempre una persona o gruppo di persone che si sta occupando di un dato dispositivo sperimentale, ed è ad essi che occorre chiedere istruzioni dettagliate (che sono tenuti a dare!) prima di compiere qualsiasi operazione con il dispositivo. Lo stesso referente va contattato anche in caso di dubbi o incertezze, o per segnalare qualsiasi comportamento anomalo dell'apparato. In caso di dubbi di qualsiasi tipo, incluso il caso in cui i responsabili dell'apparecchiatura sperimentare da utilizzare sono irreperibili o si rifiutano di dedicare il tempo necessario alle spiegazioni sul suo uso, rivolgersi al responsabile del proprio progetto.

Dispositivi che comprendono emettitori laser

La pericolosità di un laser varia a seconda dell'intensità e della frequenza della luce emessa. Ogni laser è caratterizzato, in termini di sicurezza, dalla sua classe di appartenenza (si veda ad esempio http://en.wikipedia.org/wiki/Laser_safety). Gli unici laser sicuri in ogni situazione sono quelli appartenenti alla classe 1 (purché non danneggiati o malfunzionanti).

E' indispensabile evitare che gli occhi di esseri umani vengano colpiti dalla radiazione laser emessa da laser di classi diverse dalla 1, specialmente se si tratta di luce non visibile (e quindi non percepibile).

Non dirigete mai un emettitore laser di qualsiasi tipo, per quanto bassa sia la sua potenza, verso il viso (ed in particolare gli occhi) di una persona. La luce laser può causare gravi danni alla vista. Questo vale anche se tra l'emettitore e la persona colpita esiste una grande distanza, dal momento che la dispersione della radiazione laser con la distanza è minima.

Non usate mai un emettitore laser che non sia saldamente assicurato ad una base in grado di impedirne cadute o variazioni di puntamento, anche in caso di urti. (Esempio: non appoggiate mai un sensore laser su un robot mobile: fissatelo al robot, invece.)

Emettitori laser di alta potenza (non presenti in AIRLab) possono provocare ustioni, bruciature ed incendi.

Robot

Un robot non bloccato può muoversi in modo inaspettato e ferire qualcuno. Ciò può avvenire anche molto tempo dopo l'invio dell'ultimo comando di movimento. Dunque occorre sempre bloccare i robot in ogni intervallo di tempo nel quale nessuno li sta osservando continuativamente; inoltre in ogni istante nel quale il robot non è bloccato occorre che l'utente stia pronto ad intervenire, bloccandolo, in caso di comportamenti anomali. Il blocco di un robot si esegue azionando gli appositi interruttori di sicurezza (se presenti) o tramite l'interruzione dell'alimentazione.

Alcune tra le più comuni cause di movimento inaspettato sono elencate nel seguito:

  • errori nel software di governo (quando si scrive software di movimento per un robot, diversamente dal caso di software generico, occorre ricordare che ogni errore può causare un pericolo fisico: dunque occorre molta più attenzione nella fase di debugging);
  • effetti dello stato di partenza del robot (ad es. la sua posizione iniziale);
  • effetti dell'insufficiente stato di carica delle batterie (ad esempio alcuni sottosistemi possono operare normalmente mentre altri non riescono ad operare);
  • guasti hardware;
  • guasti hardware intermittenti (ad esempio un falso contatto può portare all'esecuzione di un comando dato in precedenza ma restato non eseguito);
  • vecchi comandi di movimento rimasti bloccati “in coda” per qualche motivo;
  • presenza di segnali transitori durante l'accensione o lo spegnimento del PC che comanda il robot (mai effettuare queste operazioni a robot non bloccato).

Al contrario dei movimenti desiderati e controllati, spesso i movimenti anomali dei robot avvengono con velocità ed accelerazioni massime, e dunque risultano particolarmente pericolosi.

Prodotti chimici (vernici, solventi, detergenti, ...)

Molti prodotti chimici sono pericolosi a causa delle loro proprietà di tossicità, infiammabilità, o altro. Prima di utilizzare qualsiasi prodotto chimico leggere sempre attentamente le indicazioni che per legge devono comparire sull'etichetta dell'imballaggio.

Non usate mai prodotti chimici, per quanto innocui, che si trovano in contenitori non etichettati. Non è detto che il contenuto sia quello che vi aspettate.

Non gettare mai via un prodotto chimico (anche se esausto) senza seguire le modalità indicate nel paragrafo “Procedure di eliminazione dei rifiuti speciali”. In particolare non gettare nulla negli scarichi fognari.


Locali del Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Robotica (AIRLab)

Il Laboratorio di Intelligenza Artificiale e Robotica comprende più locali separati. In ciascuno di tali locali, a seconda delle sue caratteristiche, si svolge un insieme più o meno esteso delle attività che caratterizzano il lavoro dell'AIRLab. L'attrezzatura tecnica presente in ciascun locale è naturalmente commisurata al tipo di attività che in esso viene effettivamente svolto.

Questo documento definisce rischi e procedure di sicurezza relativi all'intero insieme delle attività e delle attrezzature dell'AIRLab. A ciascuno dei locali del Laboratorio saranno applicabili, perciò, tutte e sole le sezioni del documento che riguardano le attività effettivamente svolte e le attrezzature effettivamente presenti nel locale considerato.

I locali che fanno capo all'AIRLab sono attualmente i seguenti:

  • Sede DEI (Via Ponzio, 34/5 - Milano, presso l'edificio principale del Dipartimento di Elettronica e Informazione in Via Ponzio 34/5, piano terra);
  • Sede di Lambrate (Via Rimembranze di Lambrate, 14 - Milano, piano terra);
  • Sede di Como (Via Valleggio - Como, presso l'edificio del Polo di Como del Politecnico di Milano, secondo piano);
  • Locale sotterraneo campus Bovisa-Durando (Via Durando, 3/A - Milano, nel sotterraneo dell'edificio AR che ospita la Politeca).

Attività nel cortile della sede di via Rimembranze di Lambrate

In particolari situazioni è possibile, solo dopo averne avuto l'autorizzazione esplicita dal responsabile del proprio progetto, utilizzare il cortile dell'edificio di Milano-Lambrate come area di test per esperimenti sui robot mobili. Questo genere di attività richiede particolari attenzioni, dal momento che il cortile è un'area aperta agli occupanti dell'edificio esterni alle attività dell'AIRLab, e che dunque non sono adeguatamente istruiti sui rischi e sulle procedure di sicurezza collegati all'uso di robot. In particolare occorre:

  • scegliere per l'esperimento un momento della giornata in cui l'edificio sia poco affollato (esempi: la mattina alle 8 o la sera alle 19).
  • sospendere l'esperimento al minimo accenno di maltempo, o se il pavimento del cortile non è perfettamente asciutto, anche nelle zone in cui non si prevede che i robot possano spostarsi.
  • avvertire anticipatamente dell'esperimento (almeno 24 ore prima, e solo dopo aver ricevuto l'autorizzazione all'esperimento dal responsabile del proprio progetto) l'Addetto alla Sicurezza dell'edificio, definito nel paragrafo “Procedure d'emergenza”.
  • dislocare un aiutante presso ogni accesso al cortile. Costui dovrà impedire l'accesso al cortile a chiunque durante gli esperimenti che prevedono movimento dei robot. Se qualcuno insiste per passare ne ha tutto il diritto, e dunque l'aiutante dovrà segnalare a chi sta tenendo l'esperimento di interromperlo per la durata del passaggio. Se questo richiede di ricominciare tutto da capo... pazienza.
  • stare ben attenti alla presenza, nel cortile, di due scale a scendere: è facile, concentrati sull'esperimento e sulla sicurezza altrui, rischiare di caderci;
  • considerare il rischio di ribaltamente dei robot dovuto al pavimento del cortile, che in certe zone è piuttosto inclinato. Alcuni robot (ad esempio il Mo.Ro. 1) sono molto poco stabili, ed è molto facile ribaltarli.
  • assegnare ad ogni robot una persona il cui compito è di tenere sempre una mano sul pulsante di blocco d'emergenza del robot, e di azionarlo immediatamente in caso di anomalie o su richiesta di chi tiene l'esperimento.

Procedure in caso di emergenza

Chiunque rilevi una situazione di allarme o di emergenza, deve segnalarlo immediatamente alle seguenti persone e strutture (da chiamare in quest'ordine): 1: Responsabile per la Sicurezza dell'AIRLab: Andrea Bonarini, tel. 3525 2: Addetti alla sicurezza degli edifici: edificio di Lambrate: Danila Ferrara, tel. 9608 Dipartimento di Elettronica ed Informazione: Antonio Tomassone, tel. 3652 edifici del campus Bovisa-Durando: Luciano Azzoni (responsabile area logistica), tel. 335.7755148 Giacomo Rossello, tel. 335.8155311 sede di Como: Giuseppe Evolvi, tel 7404 3: Portineria Politecnico (la portineria ha il compito di chiamare eventuali soccorsi esterni): campus Leonardo: tel. 2006 oppure 2029 edificio di Lambrate: tel. 9600 campus Bovisa-Durando: tel. 5600

Costoro si occuperanno anche di attivare il Piano di Emergenza Locale (PEL) delle strutture coinvolte. Altri numeri utili in caso di emergenza sono i seguenti: Soccorso medico (ambulanza): tel. 118 Pompieri: tel. 115 Polizia, Carabinieri: tel. 113, 112 ATTENZIONE: trattandosi di numeri esterni alla rete del Politecnico di Milano possono essere chiamati solo da telefoni in grado di fare chiamate urbane (ad es. un telefono cellulare).


La segnalazione ai numeri indicati in precedenza va fatta anche in tutti i casi in cui si è verificato un infortunio (cioè un incidente con danni a persone), indipendentemente dal fatto che sussista una condizione di allarme o emergenza. In caso di infortunio occorre inoltre segnalare tempestivamente il fatto ai seguenti uffici: infortunio subito da personale docente: tel. 2091 infortunio subito da personale tecnico/amministrativo: tel. 2111 infortunio subito da studenti: tel. 2304 (L'urgenza nella segnalazione è giustificata dalla necessità di denunciare l’evento all’INAIL e al Commissariato P.S. entro 48 ore dall’infortunio.)

Ogni situazione di allarme va assolutamente segnalata a tutti gli altri occupanti dell'AIRLab. In caso di emergenza urlare per assicurarsi che tutti si siano accorti del pericolo. Soccorrere eventuali infortunati ma non compiere operazioni delle quali non si è sicuri (ad esempio è estremamente dannoso muovere o spostare persone con lesioni alla colonna vertebrale).


Comportamento in caso di attivazione dell'allarme acustico dell'edificio

In caso si senta suonare un allarme occorre immediatamente interrompere qualsiasi attività, si devono lasciare libere le linee telefoniche, ci si deve preparare all’evacuazione del laboratorio seguendo le istruzioni del personale preposto o le indicazioni riportate dalla cartellonistica di emergenza.

In caso l’allarme smetta nel giro di un minuto si deve rimanere comunque pronti per evacuare l’edificio.

Nel caso l’allarme non cessi nel giro di 1 minuto o ricominci entro cinque minuti dal primo suono si dovrà evacuare l’edificio seguendo le indicazioni del personale preposto o le indicazioni riportate dalla cartellonistica di emergenza recandosi nel punto di raccolta di tutto il personale e rimanendo a disposizione del personale del dipartimento; Non ci si dovrà allarmare nel caso venga meno l’alimentazione elettrica: è previsto che in caso di emergenza possa essere sospesa l’alimentazione elettrica. Pertanto è vietato utilizzare gli apparati che funzionino elettricamente (come gli ascensori) ed indirizzarsi verso le uscite dotate di apertura elettrica, se non è presente anche un dispositivo manuale di sblocco.

All’ordine di evacuazione generale: Si ha l’ordine di evacuazione generale (emergenza di livello 2) se il suono dell’allarme non viene tacitato entro un minuto o se dopo essere stato tacitato riprende nel giro di cinque minuti. L’ordine di evacuazione generale può essere anche dato vocalmente dai preposti (addetti). Tutto il personale si avvierà ordinatamente verso le vie di fuga predisposte verso il luogo classificato sicuro, chiudendo non a chiave dietro di se le porte di accesso, essendosi assicurato di essere l’ultima persona ad abbandonare il locale, e quindi raggiungerà i punti di raccolta prestabiliti seguendo le indicazioni degli addetti alla sicurezza.

L’evacuazione deve avvenire, in ogni caso, senza correre e senza usare ascensori. Se qualche persona dovesse essere presa dal panico, dovrà essere calmata e rassicurata, presa per mano e condotta verso le uscite.

In caso di presenza di fumi, l’evacuazione dovrà avvenire camminando abbassati e respirando attraverso un fazzoletto, possibilmente bagnato.

Procedure in caso di esaurimento materiali, guasti o danneggiamenti

Se si rileva che un materiale d'uso del laboratorio (esempi: toner della stampante, stagno per saldatura, spinotti a banana, lame per il seghetto, ...) sta terminando o è terminato, avvertire il responsabile del proprio progetto, in modo che possa essere ripristinato al più presto.

Se si rileva la rottura o la scomparsa di uno dei dispositivi di protezione presenti in laboratorio (guanti pesanti, guanti isolanti, occhiali protettivi, cuffie antirumore, protezione antitruciolo del trapano, ...) avvertire immediatamente il responsabile del proprio progetto. E' vietato svolgere i lavori che richiedono tali protezioni se esse non sono disponibili ed in perfetta efficienza.

Può capitare di rilevare un guasto o un danneggiamento di uno degli apparati del laboratorio (inclusi gli impianti fissi come la rete elettrica a 230V, porte, finestre, sistemi di illuminazione, sistemi di riscaldamento o condizionamento, ...). Esempi di anomalie possono essere: malfunzionamento, rottura di un comando, rottura o fessurazione del contenitore, mancanza di pezzi, emissione di rumori od odori anomali, riscaldamento eccessivo, ... .

In tal caso occorre:

  1. smettere subito di utilizzare l'apparato;
  2. spegnerlo;
  3. se si tratta di un apparato elettrico, distaccarlo dalla rete elettrica 230V staccando la spina dalla presa a muro;
  4. apporre, sopra o nelle immediate vicinanze dell'apparato, un cartello con la scritta

“ATTENZIONE: <nome dell'apparecchio> ROTTO - NON USARE!”;

  1. avvertire al più presto il responsabile del proprio progetto.

Procedure di eliminazione dei rifiuti speciali

Qualora occorra eliminare qualsiasi tipo di rifiuto speciale (apparecchiature elettroniche o parti di esse, componenti meccanici, sostanze chimiche, oggetti o materiali taglienti o in qualsiasi altro modo pericolosi, ...) è assolutamente proibito servirsi dei cestini o bidoni dei rifiuti presenti nelle sedi dell'AIRLab o negli edifici che le ospitano, oppure degli scarichi fognari. Al contrario, è necessario contattare il personale responsabile della rimozione sicura dei rifiuti speciali, e contemporaneamente informare della cosa il responsabile del proprio progetto.

Il personale da contattare è: edificio di Lambrate: Vincenzo Bisignano, tel. 9608 Dipartimento di Elettronica ed Informazione: Antonio Valenti, tel. 3414 edifici del campus Bovisa-Durando: chiedere al responsabile del proprio progetto.